Camilla Raznovich: temeva di perdere la figlia

Momenti di paura e sconforto per Camilla Raznovich, finita all’ospedale con la polmonite, per giunta in cinta di otto mesi. Leggo.it riporta alcune sue parole in proposito, riprese a loro volta dal Settimanale Nuovo: “Quando sono arrivata in ospedale ero terrorizzata. […]Ho pensato subito al rischio di un secondo aborto. Per fortuna, i medici mi hanno subito rassicurata: mi hanno detto che, essendo all’ottavo mese, la bambina era già formata e non correvo rischi”. Ha quindi potuto prendere gli antibiotici senza alcun rischio ed ha riacquistato immediatamente anche il sorriso.

Camilla Raznovich ebbe già un aborto spontaneo, prima di rimanere nuovamente incinta. Fu causato da un’influenza e come evidente fu durissima venirne fuori. Lei però si definisce fatalista e “credendo nei disegni della Natura” non ha potuto far altro che accettare quanto accaduto. “È stato un momento di grande difficoltà; ma per me è stato sicuramente più complicato superare la depressione che è seguita a quel triste episodio”.

Un modo per uscire dal dolore è stato scrivere un libro, dal titolo M’Ammazza che ha svolto anche un ruolo eminentemente terapeutico. Dopo la nascita di Viola ha sofferto della tipica depressione post parto. Come molte donne si sentiva solo, incapace e senza prospettiva. La cosa peggiore ovviamente è la sensazione di non poterne venire fuori. Poi però l’idea di scrivere una specie di diario, una scelta azzeccata: “mi rendevo conto che stavo cominciando a prendere le cose in maniera ironica. Quindi ho continuato ed è nata una rubrica su un giornale, alla quale ha fatto seguito il libro. Mi ha fatto bene sia realizzarlo sia presentarlo, perché mi sono resa conto che in realtà non ero per niente sola”. Infatti molte madri, specie dopo il primo figlio, attraversano esattamente lo stesso problema.

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