Alessandro Manzoni: Gertrude-Lucia, diavolo ed acqua Santa, donne in antitesi
Due donne in antitesi. Due figure femminili che si oppongono nel 600 della narrazione, nell’800 della redazione e nel 2012 della riflessione. Anche oggi, c’è Lucia e c’è Gertrude. C’è la donna che con una carezza sa rabbonire e quella che con lo stesso gesto accende i fuochi. C’è la sottomessa e la dominatrice. La rassegnata e la ribelle. Due donne, incompatibili tra loro, ma che spaccano in due l’universo femminile.
Lucia rappresenta quella rassegnazione cristiana così cara ad un Manzoni pio e ligio al vero storico e morale. Lui che aveva donato nuovamente lustro alla realtà, eliminando fantasticheria e superstizioni, ma tornando alla luce della vera fede! La protagonista femminile è un’umile contadina, baciata dalla grazia divina e piena dello spirito di Dio, in grado di fortificarla e di renderle giusto ogni male. Solo lei saprà affrontare le avversità con il giusto spirito, evitando che la vendetta si sovrapponga al bene e portando nella schiera dei giusti l’Innominato, la cui conversione è l’apoteosi della benevolenza divina.
Gertrude si oppone specularmente a Lucia. Ella non sa rassegnarsi, non è forte d’animo e si abbandona ad una passione moralmente degradante per liberarsi da quelle costrizioni che la famiglia le ha imposto. Il suo spirito è ribelle, incapace di accettare un destino segnato e di obbedire alle convezioni ed alla rigidità di una vita austera. Manzoni la descrive, dopo averla scrutata, ma non la mette sul piedistallo. Tuttavia, con una peregrinazione del pensiero, ci tiene ad affermare come sia, in fondo, una vittima della ferrea educazione, impartitole dai suoi genitori.
Sul piedistallo, però, c’è un eroina che non ha alcuna macchina in quell’anima limpida. Lucia è povera ed ama. Ma riesce a mettere l’amore da parte per non cadere nel disonore. E’ pronta a rinunciare alla vita per non perdere la propria dignità. La sua forza morale è più tenace della paura della morte per mano di un vile.
Altre donne le passano accanto e le danno consigli beceri, bassi o devianti, ma Lucia è ferma e proprio questa fermezza le consentirà di raggiungere una felicità gradita a Dio. La morale è quella ferrea provvidenza che può condurci a gioie molto più grandi di una frugale passione. Basti pensare a donne che, nel romanzo, fanno promesse ben più basse senza riuscire a mantenerle, come la cara Perpetua, incallita pettegola (mai passata di moda, devo dire).
Quella donna comune ed umile che sa resistere alle avversità e che, mantenendo salda la propria anima, raggiunge, a passi lenti, i suoi desideri dovrebbe essere un monito per chi, oggi che festeggiamo il 227° anniversario della nascita di Alessandro Manzoni, desidera un amore facile, un rapporto facile, per le donne che restano in superficie, per paura di rimetterci il cuore; per le donne che non offrono mai una seconda possibilità; per quelle che mettono l’orgoglio al primo posto, facendo naufragare relazioni solide e per chi crede che un futile motivo sia un ostacolo opprimente tra noi e l’amore della vita. Non esiste amore senza lotta. E’ proprio la sfida e la forza dell’anima a rendere quell’amore ancora più meraviglioso, una volta scartato, piano piano! Gertrude è felice un istante e tormentata un vita; Lucia è tormentata un istante ed immensamente felice per l’eternità…